Metodologie didattiche

L’ambiente educativo è in continua evoluzione, e con esso anche le tecniche da utilizzare in classe: con il termine “metodologia didattica” si indicano le scelte operative e gli strumenti che un docente può mettere in campo per facilitare la trasmissione delle conoscenze.

Queste metodologie sono fondamentali per creare un ambiente scolastico dinamico e inclusivo, che stimoli l’interesse degli allievi e faciliti la loro comprensione tramite un approccio innovativo.

Esistono numerose metodologie didattiche che negli anni hanno dimostrato la loro efficacia: sono molti gli insegnanti che quotidianamente utilizzano tecniche come l’apprendimento cooperativo (cooperative learning), il circle time, l’approccio interdisciplinare, il jigsaw e la didattica laboratoriale per rendere le loro lezioni più stimolanti, dinamiche e inclusive.

Questo approfondimento esplora l’insieme di teorie e metodologie alla base dell’azione formativa moderna: un ampio ventaglio che costituisce uno degli argomenti più importanti del programma stilato dal Miur per il prossimo concorso a cattedra.

Metodologie didattiche

Le teorie dell'apprendimento

Ogni metodologia si basa su una serie di concetti e principi che stanno alla base di un’azione formativa efficace e che prendono il nome di “teorie dell’apprendimento”: si tratta di cornici concettuali elaborate da filosofi o psicologi per categorizzare i diversi approcci possibili all’insegnamento.

Ecco le più importanti:

  • Il comportamentismo

Il comportamentismo (behaviourism) nasce negli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo e si sviluppa in quello successivo: i suoi esponenti più conosciuti sono Ivan Pavlov, John Watson e B.F. Skinner

Gli studiosi comportamentisti definiscono l’apprendimento come “il risultato dell’associazione tra uno stimolo e una risposta”: ha luogo quindi nel momento in cui un individuo reagisce in un determinato modo a un certo stimolo. 

Secondo questo approccio, acquistano particolare rilevanza il contesto e l’ambiente in cui avviene l’apprendimento.

  • Il costruttivismo

Per lungo tempo lo studente è stato considerato come un soggetto passivo all’interno del processo di apprendimento: gli veniva infatti richiesto soltanto di ripetere quanto detto in precedenza dall’insegnante. 

A metà Novecento la corrente del costruttivismo ha ribaltato questo punto di vista, trasformando l’apprendimento in un processo dinamico: nel corso delle lezioni, l’individuo assimila le nozioni tramite l’interazione con gli altri, con il docente e con il contesto.

L’approccio costruttivista pone dunque l’allievo al centro del processo formativo, con l’apprendimento che diventa il prodotto di una costruzione attiva da parte dell’allievo.

I principali esponenti di questa corrente sono Jean Piaget, Lev Vygotskij e Jerome Bruner.

  • La didattica metacognitiva

Questo tipo di metodologia privilegia non cosa l’alunno apprende, ma in che modo lo fa: insomma, la capacità di “imparare a imparare”, cioè una delle otto competenze chiave individuate dal Consiglio d’Europa. 

Tale capacità implica la consapevolezza dell’individuo del proprio processo di apprendimento, l’abilità di perseverare e organizzare efficacemente il tempo a propria disposizione: il termine “metacognitivo” fu introdotto da John Hurley Flavell e indica appunto la capacità di riflettere sulle proprie capacità cognitive. 

Le principali strategie didattiche metacognitive sono selezione, organizzazione, elaborazione e ripetizione.

  • Il socio-costruttivismo

La teoria socio-costruttivista afferma che l’apprendimento è un processo sociale che avviene in un contesto che vede diverse persone lavorare insieme per raggiungere uno scopo, dando vita a quella che il pedagogista Wenger chiama “comunità di pratica”.

La conoscenza è dunque il risultato dell’interazione tra il soggetto e l’ambiente che lo circonda.

In quest’ottica, di fondamentale rilievo diventa il lavoro di gruppo svolto in un ambiente sereno e privo di conflitti: la teoria socio-costruttivista tiene infatti in gran considerazione la dimensione affettiva dello studente.

  • Learning By Doing

Con l’espressione Learning By Doing si indica l’approccio all’apprendimento basato su esperienza e interazione: un modello passato alla storia come “learning by doing”, letteralmente “imparare facendo”. 

Il filosofo statunitense John Dewey, che ha elaborato la teoria, sosteneva che il processo di apprendimento dovesse essere centrato sugli studenti e collegato alle esperienze della loro vita quotidiana: ne risultano una serie di approcci differenziati a seconda delle diverse abilità, stili di apprendimento e interessi degli allievi, che verranno quindi incoraggiati a sviluppare il proprio pensiero critico e a migliorare il problem solving. 

Le metodologie didattiche

Ma quali sono le metodologie didattiche che negli ultimi anni sono state più utilizzate in classe e che si sono rivelate maggiormente efficaci?

La trasmissione del sapere

Il metodo della trasmissione del sapere presuppone che l’informazione passi da un emittente a un destinatario: in questo caso l’allievo svolge un ruolo passivo e questo approccio, caratterizzato da una lezione frontale in cui i ruoli di insegnante/allievo sono ben definiti, si ritiene superato.

Didattica Laboratoriale

Collegata alla cornice teorica del Learning By Doing, la didattica laboratoriale promuove un approccio basato sull’esperienza, grazie al quale gli studenti saranno capaci di costruire attivamente il proprio sapere.

Le attività svolte in laboratorio favoriscono inoltre l’operatività e allo stesso tempo il dialogo e la riflessione sulle attività svolte.

Circle time: la forza della condivisione

Capacità di comunicazione, coesione, senso di comunità e responsabilità reciproca: il circle-time è una metodologia che favorisce tutti questi elementi all’interno dell’ambiente di apprendimento.

Si tratta di una metodologia didattica che pone l’attenzione sulla condivisione all’interno della comunità di apprendimento: in questa pratica, gli studenti si siedono in cerchio per discutere di argomenti specifici, condividere idee ed esprimere opinioni.

Il circle time può essere utile per creare relazioni interpersonali forti e positive all’interno di un ambiente inclusivo, in cui ogni voce viene ascoltata.

Mentre il gruppo-classe mette in atto questa metodologia, gli insegnati possono organizzare discussioni guidate o attività di approfondimento da svolgere insieme.

Cooperative Learning

La teoria dell’apprendimento collaborativo si ricollega a quella del socio-costruttivismo. 

Secondo questa corrente, l’apprendimento è il risultato di due fattori: il fattore sociale (la cooperazione) e il fattore ambientale (le caratteristiche del compito assegnato).   

Durante il cooperative learning, gli allievi lavorano insieme in piccoli gruppi per raggiungere obiettivi comuni: ogni membro è responsabile del proprio apprendimento e del successo collettivo.

Questo approccio stimola negli studenti lo sviluppo della socialità, oltre a incoraggiarli all’accettazione di diversi punti di vista e prospettive. A questo scopo, è importante che gli insegnanti riescano a strutturare attività che richiedono la partecipazione attiva di ogni membro, non lasciando indietro nessuno. 

Altri esempi

Flipped Classroom: l’apprendimento…capovolto!

La tecnica della flipped classroom inverte il modello tradizionale di insegnamento: gli step dell’introduzione dei concetti e della presentazione dei materiali saranno svolte da ciascuno studente a casa e in maniera autonoma. Sarà possibile in questa fase utilizzare risorse multimediali come video o letture online fornite dall’insegnante. 

In questo modo, il tempo in classe sarà dedicato all’applicazione pratica, alla discussione e alla risoluzione dei problemi.

La flipped classroom incoraggia gli studenti a sviluppare la capacità critica e l’abilità di riconoscere i propri ritmi di apprendimento, seguendo quindi i principi introdotti dalla teoria della didattica metacognitiva.

Jigsaw: un puzzle di conoscenza

Anche la metodologia Jigsaw, sempre più popolare nelle scuole, si basa sulla collaborazione.

Gli studenti sono divisi in piccoli gruppi, ciascuno dei quali è responsabile di ricercare e rielaborare informazioni su un aspetto specifico di un argomento generale: in questo modo, ciascun gruppo sarà “esperto” in un determinato “tassello” del mosaico finale.

Il lavoro della classe assume quindi la forma di un puzzle, da cui il nome della metodologia (jigsaw): una volta terminata la propria parte, ogni gruppo illustrerà le proprie ricerche e le conclusioni a cui è arrivato.

In questo modo, alla fine gli studenti potranno vedere il risultato “globale” della collaborazione e il valore del lavoro svolto.

Peer Tutoring

La metodologia del peer tutoring (“insegnamento tra pari”) coinvolge gli studenti nell’insegnamento reciproco: uno studente più esperto (il tutor), spesso proveniente da classi più avanzate o dotato di specifiche competenze, guida i compagni nell’apprendimento di determinate conoscenze o nell’acquisizione di una skill: ciò può avvenire tramite la spiegazione di concetti, la risoluzione guidata di problemi, la discussione o la revisione di un compito svolto. 

Role Playing

Per mettere in pratica questa metodologia, l’insegnante dovrà assegnare a ciascun allievo una “parte da recitare”, in modo da simulare comportamenti tipici della vita reale. 

La metodologia del role playing, basata su sequenze predefinite fornite dall’insegnante, è molto utilizzata nell’apprendimento delle lingue straniere.  

Interdisciplinarietà

Questo approccio implica l’esame della realtà attraverso le connessioni tra tutti le sue componenti, superando così la tradizionale prospettiva frammentata delle diverse materie. 

Per esempio, l’analisi di un contesto storico-sociale può coinvolgere in modo interattivo e dinamico diverse discipline, come la storia, la geografia e le scienze sociali: la tecnica interdisciplinare favorirà quindi negli allievi una comprensione globale più estesa e approfondita, rendendo l’apprendimento più significativo e profondo.

In conclusione, in un mondo in continua evoluzione, l’adattabilità delle metodologie didattiche è fondamentale per garantire un apprendimento efficace, per rendere stimolante il tempo trascorso in classe e per incoraggiare gli studenti a sviluppare le proprie abilità, tenendo sempre conto delle inclinazioni e delle attitudini di ognuno.

Esempio pratico

Il nostro esempio pratico riguarda una classe in cui gli alunni devono essere incoraggiati a migliorare la propria coesione e il proprio team work: per raggiungere questo obiettivo, l’insegnante utilizzerà la metodologia didattica del Jigsaw.

La materia a cui ci riferiremo è la storia: immaginiamo una classe composta da 20 allievi, che l’insegnante potrà dividere in 5 gruppi formati da 4 studenti. 

Nel corso delle lezioni successive, a ciascun gruppo sarà affidato un compito relativo a un aspetto specifico del tema generale, la Prima Guerra Mondiale:

  • Il primo gruppo dovrà fare una ricerca dettagliata sull’evento scatenante che ha portato al conflitto e sul complesso sistema strategico di alleanze che legavano le diverse potenze mondiali che parteciparono
  • Al secondo gruppo verrà chiesto di focalizzarsi sulla decisione dell’Italia di entrare in guerra e sulla divisione interna tra interventisti e neutralisti 
  • Il terzo gruppo si concentrerà sulle battaglie principali e sull’evolversi dello scontro militare 
  • Il quarto gruppo analizzerà alcune delle “Poesie della trincea” di Giuseppe Ungaretti 
  • Infine, il quinto gruppo farà una ricerca dettagliata sulla fine del conflitto, sul processo di pace e sulle sue conseguenze (con particolare attenzione al contesto italiano e a quello tedesco, in cui poi si svilupperanno il fascismo e il nazismo: questo sarà utile per introdurre le lezioni successive che riguarderanno questi temi)

Al termine di questi lavori di gruppo, ciascun gruppo avrà a disposizione quarantacinque minuti per illustrare ai compagni i risultati del proprio lavoro, tenendo una vera e propria lezione al resto della classe. 

In questo modo il grande “puzzle” della Prima Guerra Mondiale si comporrà e ogni studente sarà in grado di vedere il risultato d’insieme del lavoro svolto: in questa fase, è importante incoraggiare ogni studente a prendere la parola. 

L’insegnante dovrà quindi chiedere agli studenti di “preparare” una presentazione delle proprie ricerche, dividendo equamente compiti e tempo a disposizione tra ciascun membro del gruppo. 

In questo modo, gli allievi potranno migliorare la propria autonomia, l’organizzazione e il lavoro di squadra.

📝 Estratto dell’articolo a cura di Roberto Oliva.

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